COMISO (RG) INTERNATIONAL THEATRE CENTRE

dal 9 al 13 aprile 2018

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C’è un luogo a Comiso, fra i carrubi sacri a Bufalino, la Pagoda della Pace voluta e animata dal rev. Morishita, le antiche vestigia di palazzi barocchi e castelli d’Aragona, dove si lavora all’arte e al Teatro. Dove velleitariamente (forse), ma è meglio dire ambiziosamente si cerca di costruire quell’uomo nuovo di cui si sente tanto l’esigenza in queste società di plastica. Quell’uomo che considera la cultura e l’arte alla stessa stregua di come l’ape considera il suo miele e le creature marine l’acqua salata: necessaria, ineludibile, vitale. Grazie a Walter Manfrè, celebre regista internazionale, inventore del Teatro della persona e a Tiziana Bellassai, attrice e operatrice culturale locale, instancabile e dolcemente e intelligentemente operosa, in questi luoghi si è dato vita ad un centro studi e di varie pratiche artistiche che giustamente si chiama International Theatre Centre. Per una settimana ho parlato e cantato davanti a due dozzine di giovani di cultura e tradizioni siciliane. Compito particolarmente difficile in quanto sia Walter che Tiziana, sapientemente, mi avevano organizzato un gruppo che va dai dieci ai cinquant’anni; dire disomogeneo sarebbe stato poco. Costringendomi a smantellare in cinque minuti la più solida e collaudata struttura didattica che comprende il linguaggio usato, la scelta degli argomenti e dei canti. Non potevano compiere scelta più geniale, mettendomi dinanzi una micro particella del mondo vero, quello che c’è fuori da un’aula, lontano dai confortevoli banchi di una scuola. Quì dovevi interessare i piccoli senza annoiare i grandi, giocare con le filastrocche svelando i livelli adulti nascosti e criptati dentro le apparenti facili formule ritmiche; narrare del Risorgimento siciliano, delle sue implicazioni sociali e politiche per il Sud e la Sicilia, giocando con la figura mitica del generale Anibardo; mascherare dietro un ingenuo sorriso il verso di un canto di questua “si nun ni rati ’n cicirieddu a vostru maritu ci casca l’aceddu” Maestro che significa che al marito ci cade l’uccello??? Contorsioni anatomico-letterarie. Sono stra-soddisfatto e grato agli amici Walter e Tiziana per l’opportunità che mi hanno offerto. I ragazzi hanno dimostrato ciò che sospetto da tempo: viviamo troppo immersi in una civiltà dell’inutile e dello spreco per non restare rapiti dal racconto di una storia vera e autentica dove anche un canto o una musica serviva a fare “cose” e di cui, come il maiale, non si buttava proprio niente. Dopo tre ore di lezione io accusavo qualche lieve calo di zuccheri; loro non volevano mai staccare. C’è un estetica del canto popolare che non può e non deve prescindere dall’Etica del suo messaggio; questo si è detto, cantato e scritto; e di questo abbiamo gioito per una settimana intera a contraddire quanto ci raccontano sui giovani di oggi e sulla banalità degli argomenti che bisogna trattare se non si vuole far scappare i ragazzi. Menzogne, i giovani sono molto più avanti di quanto noi sospettiamo, fidatevi! Grazie a tutti, di cuore

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[marzo 2008]
 
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[gennaio 2001]
 
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[aprile 1996]
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