LE MIE PAROLE - IL MIO ARTICOLO

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Editoriale VII num.pubblicato su: LE FATE | Giugno - Luglio 2013
Non ho mai disubbidito a niente e a nessuno; e non perché io sia un remissivo, tutt’altro! ma per il semplice motivo che la disobbedienza non esiste; se proprio insisti potrei definirmi, in maniera politicamente corretta, un diversamente ubbidiente. Questo sì che potrei accettarlo. Si narra che io abbia disobbedito ai miei genitori che mi volevano dottore o, in ultima analisi, a buttarlo ai cani, anche avvocato…ma proprio musicista manco morto. E io, di conseguenza, costretto a fare tutto di nascosto, come un terrorista, un carbonaro, uno scappato di casa; studiare e fare musica andando in giro per sale-prove ad orari improponibili; tipo… la mattina, per non farmi scoprire, quando sarei dovuto trovarmi dietro i banchi di una scuola. Riuscendo così a formare il più grande complesso che ancora oggi mi perseguita, quello di colpa. Stavo dando retta al mio istinto, alla mia anima, a quell’immenso desiderio che dentro di me urlava, con la voce distorta del rock e con le chitarre a tutto volume, che quella era la mia strada, l’unica che avrei dovuto percorrere. E io semplicemente gli ubbidivo, a capo chino. Dentro ognuno di noi c’è una voce che ci urla il nostro destino; si tratta di obbedirle, tradendo tutti gli altri che ci indicano strade e trazzere, o girarsi dall’altra parte, decidendo di essere ubbidienti agli altri e infelici per al vita. Dietro la più grande disobbedienza non andrei a cercare uno spirito ribelle, bensì, semplicemente, un essere disciplinato che ha deciso chi seguire e a chi dare ascolto. Avevo un cane che “assicutava” i gatti e non c’era modo di fargli capire che mia moglie stravede per quegli amorevoli felini. Qualcuno mi disse che per farmi ubbidire avrei dovuto bastonarlo; solo in questo modo mi avrebbe ascoltato, se non per convinzione almeno per paura. L’ubbidienza che ricerchiamo negli altri spesso funziona esattamente con le stesse dinamiche.
Non vorrete dirmi che Adamo non stesse obbedendo seriamente e con impegno al suo istinto mascolino trovandosi davanti quel bel pezzo di Eva, nuda, tutta per lui e al gusto di mela. Per non parlare di Francesco d’Assisi che obbedisce al suo sincero sentimento di amore e povertà per tutte le creature, disobbedendo così alla famiglia, alla Chiesa di Roma e al Papa.
Dall’animo umano sgorga in origine l’obbedienza, ad un ideale, ad una scala di valori, ad un modo di vivere e di morire; la disobbedienza a tutto ciò che si frappone a queste realizzazioni non è che il passo successivo, la normale evoluzione delle cose. Certo bisogna avere tanto coraggio e qualche brandello di verità in tasca per ubbidire a te, fermamente, caparbiamente. Ma vale la pena, i risultati non sono per niente assicurati, e forse neanche il paradiso, vedi Adamo. Ma la soddisfazione è grande, immensa. E se hai la pazienza di attendere qualche decina d’anni, potrebbe arrivare il momento in cui qualcuno si congratulerà con te con il solito “…chi l’avrebbe detto…sfidanto tutto e tutti…bla, bla,bla..”
In un contesto sociale della nostra epoca, fondato sul denaro e sul successo, sul saccheggio indifferenziato di tutte le risorse del pianeta, sull’immagine della perenne gioventù e su ridicole menzogne, sull’oppressione del ricco sui poveri e sull’insopportabile disuguaglianza fra gli uomini, l’unica possibilità che ci si offre per la difesa della nostra integrità e forse anche per la sopravvivenza del genere umano è solo la disobbedienza; a tutto e a tutti. Una disobbedienza pacifica ma decisa; sorridente ma irremovibile; alla politica, ai telegiornali, ai padri ed alle madri, alla destra e alla sinistra, alla religione, perfino.
Forse solo l’arte, intesa come bellezza, e la natura meritano rispetto e deferenza, obbedienza cieca al limite del fanatismo. E che nessuno si permetta di dire che il tempo è impazzito se in dieci minuti cade la pioggia di un anno o i fiumi tracimano portandosi via strade e palazzi; che l’estate di quest’anno non obbedisce al calendario. Ad uscire fuor di senno semmai è stata l’ingordigia umana che pretende di sottomettere ed impartire ordini all’ immutabile, tranne poi tacciarlo di disobbedienza e ribellione quando non ci ascolta.


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Rivista LE FATE

Sono stato coinvolto in questa avventura editoriale da Alina Catrinoiu, una ragazza rumena che ha scelto la Sicilia come sua patria d’elezione. Mi ha convinto dell’esigenza di mettere per iscritto e in buona grafia i nostri pensieri, i sogni, le visioni. Noi che, insieme a tanti altri, abbiamo deciso per la nostra Isola, non l’amore incondizionato, irrazionale, fanatico, nostalgico-folk, ma il rispetto per la memoria, il territorio, la cultura e le persone. Abbiamo messo insieme una squadra di donne e uomini (molte di più le donne, per la verità…qui c’è una quota azzurra che andrebbe sostenuta…), organizzati per macro-aree, la musica, l’arte, la letteratura, il cinema, la fotografia, la cultura d’impresa…e abbiamo dato forma grafica ai nostri desideri, alle nostre parole. Ho scelto il nome de Le Fate perché sono caratterialmente attratto dal mondo invisibile e dai suoi significati, e perché sono alla ricerca di quel mondo che a volte vedo distintamente. A volte appena sopra l’orizzonte, a volte sotto i nostri piedi. In ogni paese del mondo c’è un regno delle Fate, fra le pareti delle antiche caverne dimora di monaci bizantini…. o sulle ali delle farfalle che planano sulle zagare degli aranci in primavera; tra i labirinti di luce di un antica masseria con le finestre ferite dal vento o sulle lingue di fuoco che ardono nei rosari delle donne in preghiera. Nelle rime di una filastrocca urlata dai carusi per la strada, o nei sospiri di una ninna-nanna a una picciridda ccu l’occhi sbarati tanti che non vuole dormire Oggi le abbiamo dimenticate, ma non per questo Le Fate non esistono. Soltanto i sogni, talvolta, ne danno testimonianza. Nello stato di semi-coscienza tornano a popolare i nostri pensieri, ci consolano, leniscono le ferite del giorno con le loro carezze. Ma riappaiono anche ad occhi aperti, quando la fervida speranza nella nostra memoria le svela da un arcaico silenzio; e allora ecco che languide melodie si librano, se le sai ascoltare, intonate dal sospiro del loro volto pallido. Non aver paura, non aggrottare le tue ciglia, non porti inutili domande; accoglile senza remore. Loro sono delicate e molto discrete, potrebbero fuggire per non tornare mai più.

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