LE MIE PAROLE - IL MIO ARTICOLO

Torna indietro →


La lista della spesapubblicato su: LE FATE | Maggio - Giugno 2012
Pane crackers yogurt ritirare le scarpe dal calzolaio camice tel a lilli fiori corde chitarra libro per angelo biscotti per i bambini
sentimento per me
da un po’ di tempo faccio cose che non mi interessano - mi trascino come uno zombi da un convegno all’altro da un concerto all’altro. Noia. Ascolto musica che non mi piace frequento persone che non mi interessano affatto. Dove si compra un po’ di entusiasmo, tre etti di passione, mezzo chilo di fervore
appena chiudo gli occhi sogno ed entro misteriosamente dentro le stanze buie del mio pensiero
c’è gente dentro - la porta è socchiusa – tutti sono come in estasi – beati e increduli -
chiedo
nessuno sa- nessuno ricorda bene come è stato - Nessuno!
chiedo
Lei è pallida, sembra di latte – si avvicina e mi accarezza il volto - sembra di cera ma parla bene la mia lingua – ha una voce flautata e gli occhi sono umidi e pieni di gioia – inizia
“Non ci crederai, ma questo luogo era sempre buio e freddo. Senza calore senza speranza. Io sono nata che era già così e anche gli anziani mi dicono che è sempre stato così. In una di queste giornate gelide, come lastre di marmo di un cimitero e nere come la fame di gennaio è accaduto qualcosa di irrazionale, di imprevisto; di miracoloso”
cosa – chiedo
“ Provocato da qualcosa di apparentemente inutile come una marea, un quarto di luna, come le formiche e l’erba che irrita le mani. Eppure così vitale, naturale, inspiegabilmente necessario. È avvenuto qualcosa che ha cambiato il corso della storia, della nostra vita. Qualcuno dice che è stata una madre che al suo picciriddu infreddolito e piagnucoloso ha cominciato a modulare uno strano viersu, un sussurro, un mormorio; come un dolce lamento, una preghiera che preghiera non era; un fiato che profumava di miele di zagara e risuonava per tutta la valle e il picciriddo si è acquietato.
Qualche altro assicura che è stato invece un contadino che, alle prese con le sue spighe nere appena raccolte, ha chiesto al suo asino di danzare sopra l’aia per sminuzzarle e dopo ha implorato il vento di soffiare forte FOOORTE per separare ‘a pagghia e ‘u frummientu; e pur sputando su quella terra sangue, sete e sudore emanava grida stranamente amorevoli, piegando la sua voce a rincorrere dei melismi che si avvolgevano e libravano nel cielo come farfalle…
Io ricordo perfettamente che è stato l’uomo innamorato, l’ho visto con i miei occhi e udito con le mie orecchie. Quest’uomo rapito dalle bellezze della sua donna, in preda all’estasi del sacro fuoco di carne e di odori, di labbra e passione, al culmine del suo volo ha liberato le sue vampe e il suo vigore affidandole alla voce, pronunciando parole che non aveva mai detto o udito prima; e per ciò le mascherava timidamente, qua allungandone una vocale, là ritmando una frase, alternando vette e profondità; imparando che “quattru sunnu li cosi di lu munnu: Amuri, gilusia, spartenza e sdegnu…”
e allora – e allora –
“Sta di fatto, e qui tutti concordiamo, che un attimo dopo “
riprende a piangere delicatamente – la voce è più concitata -
“ un attimo dopo il viersu della madre, le grida del contadino, il volo dell’innamorato, si è irradiata per tutta la valle una luce intensa e un sano e dolce tepore ha accarezzato la pelle degli uomini e delle donne. All’orizzonte è apparsa una stella grande e abbagliante che qualcuno ha voluto battezzare con il nome Sole; e la stella ha rischiarato le rughe profonde dei vecchi e i capelli arruffati dei bambini. Gli occhi della mia gente si sono improvvisamente inumiditi e le nostre labbra serrate hanno assaporato l’acqua e il sale delle lacrime. Lacrime di gioia che abbiamo asciugato con fazzoletti di seta, conservati nei portagioie e chiusi a chiave.”
e ora – e ora
“Ora qualcuno comincia a usare parole strane e misteriose; si parla di suono e di canto, di intonazione, cadenza, canzone, ninna nanna…Per noi sono solo parole prive di senso, che a stento riescono a descrivere le sensazioni, le emozioni di quel momento. Per noi tutti rimane solo e per sempre il mistero del Sole.”
pane crackers yogurt ritirare le scarpe dal calzolaio camice tel a lilli fiori.

Scarica il formato originale dell'articolo title=  


Torna indietro →

Rivista LE FATE

Sono stato coinvolto in questa avventura editoriale da Alina Catrinoiu, una ragazza rumena che ha scelto la Sicilia come sua patria d’elezione. Mi ha convinto dell’esigenza di mettere per iscritto e in buona grafia i nostri pensieri, i sogni, le visioni. Noi che, insieme a tanti altri, abbiamo deciso per la nostra Isola, non l’amore incondizionato, irrazionale, fanatico, nostalgico-folk, ma il rispetto per la memoria, il territorio, la cultura e le persone. Abbiamo messo insieme una squadra di donne e uomini (molte di più le donne, per la verità…qui c’è una quota azzurra che andrebbe sostenuta…), organizzati per macro-aree, la musica, l’arte, la letteratura, il cinema, la fotografia, la cultura d’impresa…e abbiamo dato forma grafica ai nostri desideri, alle nostre parole. Ho scelto il nome de Le Fate perché sono caratterialmente attratto dal mondo invisibile e dai suoi significati, e perché sono alla ricerca di quel mondo che a volte vedo distintamente. A volte appena sopra l’orizzonte, a volte sotto i nostri piedi. In ogni paese del mondo c’è un regno delle Fate, fra le pareti delle antiche caverne dimora di monaci bizantini…. o sulle ali delle farfalle che planano sulle zagare degli aranci in primavera; tra i labirinti di luce di un antica masseria con le finestre ferite dal vento o sulle lingue di fuoco che ardono nei rosari delle donne in preghiera. Nelle rime di una filastrocca urlata dai carusi per la strada, o nei sospiri di una ninna-nanna a una picciridda ccu l’occhi sbarati tanti che non vuole dormire Oggi le abbiamo dimenticate, ma non per questo Le Fate non esistono. Soltanto i sogni, talvolta, ne danno testimonianza. Nello stato di semi-coscienza tornano a popolare i nostri pensieri, ci consolano, leniscono le ferite del giorno con le loro carezze. Ma riappaiono anche ad occhi aperti, quando la fervida speranza nella nostra memoria le svela da un arcaico silenzio; e allora ecco che languide melodie si librano, se le sai ascoltare, intonate dal sospiro del loro volto pallido. Non aver paura, non aggrottare le tue ciglia, non porti inutili domande; accoglile senza remore. Loro sono delicate e molto discrete, potrebbero fuggire per non tornare mai più.

Maggiori info