LE MIE PAROLE - IL MIO ARTICOLO

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Le anime mutepubblicato su: IN OUT - La lista della spesa | gennaio 2008
Alle anime mute l’amore bisogna insegnarlo, come ai bambini si insegna a parlare. Dai, ripeti insieme a me, lentamente, ti a-mo. Ancora, ti aaaaa-moooo. Ecco così, da bravo; anche se non è vero, anche se non ci credi; ancora, l’ultima volta, io ti aaa-mooo. Dai, più forte; urlalo. Le anime mute hanno difficoltà a pronunciare alcune frasi, tipo: amore mio ti voglio bene, ti amo. Alcune addirittura faticano col semplicissimo grazie amore o con l’innocuo buongiorno tesoro, come stai?.
Sono anime infelici, spesso; ma non lo danno a vedere. Anzi, sembrano equilibrate, realizzate, proprio belle persone, di successo. Sono persone mediamente colte che capiscono perfettamente il significato delle parole amorevoli; ne apprezzano e ne conoscono l’importanza. Forse troppo. Proprio per questo credono, costoro, che un “ti amo” sia cosa troppo impegnativa, degna solo di una grandissima storia d’amore; roba da cinematografo. Via col vento, Love story, Titanic. Frasi che non si possono sciupare così, dentro l’abitacolo di un’auto, o sulle panche della marina.
Sono anime che guardano la vita che scorre sotto i loro piedi con occhi grandi e muti; bloccati sulla soglia di una confessione compromettente, rischiosa, che li renda vulnerabili. Non che le parole siano pietre, per carità; lo sanno anche loro. Spesso alcune cose si dicono a vanvera e il più delle volte proprio gli abitacoli delle auto scoppiano di frasi assolutamente prive di fondamento; amorevoli menzogne spinte dallo stesso fiato che serve ad appannare i vetri, come a chiudere le tendine di un’alcova. Le anime mute questo lo sanno bene, tuttavia non riescono a lasciarsi andare con leggerezza, ad abbandonarsi a queste soavi e innocenti dichiarazione; e poi non sopportano la bugia. Il sentimento li deve proprio travolgere, stordire, intontire per portarlo sulle labbra.
E intanto l’amore si nutre anche di parole, oltre che di gesti, di sguardi, di odori. Se l’affermazione non ci conducesse inevitabilmente a conclusioni affrettate e sconvenienti, potremmo dire che l’amore ha anche bisogno di un adeguato rapporto orale. E se dico che in amore bisogna saper usare bene la bocca, non aggiungo nulla di più. Si deve parlare in amore. Le parole devono volare come farfalle attorno ad un fiore, come mosche su un piattino di miele; devono danzare in un vortice melodioso e incessante, per quanto pieno di stupidità a volte e del tutto inconsistente e inaffidabile. Aiuta in qualche modo.
Io ti amo, concretamente vuol dire amo solo te, ci sei solo tu! e questo non è reale, non è umano, non è vero. Per le anime mute, che sanno molto bene come va la vita, quella è la più grande menzogna. Nella loro scala relazionale si affollano altri rapporti, altre facce, storie aperte, possibili evoluzioni sentimentali, simpatie, flirt, tradimenti, ghiotte occasione, un sacco di gente insomma; e tanti di questi si amano già, contemporaneamente; o si potrebbero amare, se solo… Come si fa a pronunciare quella asserzione in modo così categorico, tassativo e, quindi, esclusivo?!
Già andrebbe molto meglio l’aggiunta di un avverbio di tempo, tipo: momentaneamente, per ora…Ma suona malissimo! Immaginate Leonardo Di Caprio sul ponte del Titanic, avvinto alle braccia della giovane Rose io ti amo…, momentaneamente, fino al’arrivo negli Usa, poi, una volta lì, si vedrà.
Tuttavia le anime mute non sono per niente sorde. Poiché amano sentirselo dire, io ti amo; li gratifica e li lusinga grandemente; ma il loro godimento dura poco; giusto qualche secondo. Viene guastato dalla fatidica e immancabile richiesta successiva dimmelo anche tu che ami!, che continua adesso voglio sentirlo da te. E lì vanno in blocco; perché poi segue quasi subito il petulante allora non mi ami?! E loro se la cavano con un misero e tremolante ma che c’entra…?così non mi viene. E allora perché non me lo dici, non è vero che mi ami dunque!!” Un casino. Un sacco di tempi morti; gente che si riveste, che volta le spalle. Bastava dirlo; è anche abbastanza facile da pronunciare; sono solo poche vocali. No. Le anime mute proprio non riescono. In qualche modo è come se si sentissero ridicoli ad ammetterlo. Loro sono persone fondamentalmente serie; persone d’onore e quindi potenzialmente omertose. E pensare che si risolverebbe tutto a loro vantaggio. Immaginate che idillio perfetto, che notte d’amore!
Sono stato anch’io un’anima muta per tanti, lunghissimi anni; poi, un pomeriggio di primavera, ho incontrato una donna … ma questa è un’altra storia.


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Rivista LE FATE

Sono stato coinvolto in questa avventura editoriale da Alina Catrinoiu, una ragazza rumena che ha scelto la Sicilia come sua patria d’elezione. Mi ha convinto dell’esigenza di mettere per iscritto e in buona grafia i nostri pensieri, i sogni, le visioni. Noi che, insieme a tanti altri, abbiamo deciso per la nostra Isola, non l’amore incondizionato, irrazionale, fanatico, nostalgico-folk, ma il rispetto per la memoria, il territorio, la cultura e le persone. Abbiamo messo insieme una squadra di donne e uomini (molte di più le donne, per la verità…qui c’è una quota azzurra che andrebbe sostenuta…), organizzati per macro-aree, la musica, l’arte, la letteratura, il cinema, la fotografia, la cultura d’impresa…e abbiamo dato forma grafica ai nostri desideri, alle nostre parole. Ho scelto il nome de Le Fate perché sono caratterialmente attratto dal mondo invisibile e dai suoi significati, e perché sono alla ricerca di quel mondo che a volte vedo distintamente. A volte appena sopra l’orizzonte, a volte sotto i nostri piedi. In ogni paese del mondo c’è un regno delle Fate, fra le pareti delle antiche caverne dimora di monaci bizantini…. o sulle ali delle farfalle che planano sulle zagare degli aranci in primavera; tra i labirinti di luce di un antica masseria con le finestre ferite dal vento o sulle lingue di fuoco che ardono nei rosari delle donne in preghiera. Nelle rime di una filastrocca urlata dai carusi per la strada, o nei sospiri di una ninna-nanna a una picciridda ccu l’occhi sbarati tanti che non vuole dormire Oggi le abbiamo dimenticate, ma non per questo Le Fate non esistono. Soltanto i sogni, talvolta, ne danno testimonianza. Nello stato di semi-coscienza tornano a popolare i nostri pensieri, ci consolano, leniscono le ferite del giorno con le loro carezze. Ma riappaiono anche ad occhi aperti, quando la fervida speranza nella nostra memoria le svela da un arcaico silenzio; e allora ecco che languide melodie si librano, se le sai ascoltare, intonate dal sospiro del loro volto pallido. Non aver paura, non aggrottare le tue ciglia, non porti inutili domande; accoglile senza remore. Loro sono delicate e molto discrete, potrebbero fuggire per non tornare mai più.

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