LE MIE PAROLE - IL MIO ARTICOLO

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Editoriale IV num.pubblicato su: LE FATE | Novembfre - Dicembre 2012
Sono tempi di molte domande e di risposte incerte sulla convivenza e la democrazia degli uomini. Negli Stati Uniti è stato riconfermato Barak Obama, in Sicilia è stato eletto Rosario Crocetta, Berlusconi si ricandida alla guida del governo italiano. Ogni popolo ha i suoi leader. La prima differenza che salta subito…alle orecchie è che l’americano parla come un attore teatrale, tono, dizione, pause perfette; Crocetta argomenta di Sigilia, appundamendo, antare, prentere in ciro, e campiare musica. Forse perché Obama parla nella sua lingua madre, mentre Crocetta è costretto a tradurre in una lingua non sua. Quando parla in siciliano invece è perfetto! Il Berlusca parla come uno che fa l’imitazione di se stesso, non si capisce mai se è lui o un comico a parlare. Una cosa li accomuna tutti: la scorta armata, Obama per il terrorismo internazionale, Crocetta per proteggersi dalla Stidda e dalla Mafia, Berlusconi perché c’è ancora qualcuno che compra statuette del Duomo di Milano, senza un perchè. Per eleggere il presidente degli Usa hanno votato tutti i grandi elettori, per Crocetta si sono espressi la minoranza dei siciliani aventi diritto. Rimane inappagata la curiosità di conoscere chi era (o chi sarà?) il Presidente della maggioranza; la politica non ama più i grandi numeri, almeno alle nostre latitudini. Delegheremo sempre più e sempre peggio la cosa pubblica ai pochi, che decideranno, alla faccia della democrazia. Turi nun parrò, si fici ancora i fatti so’… Ma Obama legge Le Fate; lo sospettavamo, ora è ufficiale. Nell’editoriale del secondo numero (luglio 2012) espressi il concetto in cui crediamo ancora fermamente “ ’u megghiu ancora ha veniri!”. E lui, nel suo applauditissimo discorso di investitura del 7 novembre a Chicago, ha tradotto “The best is yet to come” , che è esattamente quello che diciamo noi da mesi. “Eh, latru de’ ficu…”☺ Ora aggiungiamo
Secondo Gerald Crabtree, un genetista dell'università di Stanford, con uno studio pubblicato su Trends in Genetics, l’uomo sta diventando sempre più stupido. Da duemila anni a questa parte ha iniziato un percorso di lento ma inesorabile degrado delle sue possibilità intellettive e cognitive; probabilmente a causa della comodità della vita che conduciamo e della mancanza di una reale selezione naturale. Un tempo si pagava severamente, anche con la vita, il prezzo della propria stupidità, perché bastava un errore, una distrazione qualsiasi, per perdere un'opportunità di sopravvivenza. Oggi, proprio grazie al progresso, tutti abbiamo non una, non due, ma infinite possibilità di sopravvivenza, salvo sporadici colpi di sfortuna; e questo ci rende più sicuri e più stupidi insieme.
Politica e stupidità, disimpegno e intelligenza….le due notizie potrebbero avere qualcosa in comune, ma non è detto. La sorpresa è sempre dietro l’angolo e in questo numero alberga anche nelle pagine della nostra rivista. Tale è stato il sentimento nell’apprendere la nomina di Battiato ad assessore al Turismo della nostra Regione. Stimiamo enormemente il cantautore e l’artista per non fargli i nostri più sinceri ed entusiastici auguri di buon lavoro, sapendolo alle prese con una partitura leggermente dissonante, dagli esiti armonici non proprio celestiali, ma soprattutto eseguita da orchestrali dal dubbio talento e dall’orecchio oramai inspessito da antiche cacofonie. Ma noi crediamo nelle Fate; figurarsi se facciamo fatica a credere anche in questo miracolo. Oreste Muratori si è spinto fino a Milo, a casa del grande musicista, proprio nei giorni frenetici della nomina assessoriale; ne ricava un’intervista esclusiva, oltreché una piacevolissima conversazione sull’ultimo lavoro Apriti Sesamo, sulla spiritualità…sul profumo delle rose; sulla gioia che ci trasmette un suo ritornello We never died, che ci fornisce anche una spiegazione logica del perché: we were never borne!
Dall’Apriti Sesamo di Battiato, visto il periodo e considerata la nostra golosità, passiamo al sesamo dei torroni di giuggiulena raccontati da Carlo Blangiforte. Ma ci è piaciuto raccontare anche la nostra sorpresa visitando uno degli angoli più controversi della provincia di Siracusa, la zona di Priolo Gargallo. Intrappolata all’interno di uno degli insediamenti petrolchimici più grandi d’Europa, Maria Pia Ballarino ha fotografato la Guglia di Marcello, monumento quasi del tutto dimenticato che risale quasi certamente all’epoca della conquista di Siracusa da parte di Roma imperiale. Il colloquio con Fabio Cilea, responsabile delle Saline di Priolo, è testimonianza di sorpresa e speranza; di un territorio che ritorna a vivere e a riprendersi il proprio spazio vitale. La via del sale passa anche da Augusta, città marinara alla quale Antonio Conticello ha dedicato le sue sorprese nel suo romanzo d’esordio La scalata della piramide di sale. A Nicola Colombo il compito di rinfrescarci la memoria con la sorpresa dei braccianti di Avola, quelli del 2 dicembre del 1968; quelli che impegnati in una pacifica protesta per avere cento lire in più di salario, si vedono sparare addosso, “altezza-uomo” dagli uomini della celere armati per una carica feroce quanto ingiustificata: due morti e decine di feriti per nessun responsabile. Sono solo alcune delle pagine che compongono questo numero. Non vogliamo rovinarvi la sorpresa di scoprirle.
Il Sole 24 ore ha pubblicato il 23° rapporto sulla vivibilità delle province italiane. Come al solito le siciliane compaiono felici e incoscienti nelle ultime posizioni. All’interno di questo disastro brillano, si fa per dire, le province di Ragusa, che guadagna sei posizioni rispetto al 2011, e Siracusa, miglior risultato per la voce “affari e lavoro”. Si soleva chiamarle nel resto dell’Isola, con una punta di sarcasmo, Le Province “babbe”. Sorpresa: vuoi vedere che la “babbitudine” migliori la qualità della vita ?!

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Rivista LE FATE

Sono stato coinvolto in questa avventura editoriale da Alina Catrinoiu, una ragazza rumena che ha scelto la Sicilia come sua patria d’elezione. Mi ha convinto dell’esigenza di mettere per iscritto e in buona grafia i nostri pensieri, i sogni, le visioni. Noi che, insieme a tanti altri, abbiamo deciso per la nostra Isola, non l’amore incondizionato, irrazionale, fanatico, nostalgico-folk, ma il rispetto per la memoria, il territorio, la cultura e le persone. Abbiamo messo insieme una squadra di donne e uomini (molte di più le donne, per la verità…qui c’è una quota azzurra che andrebbe sostenuta…), organizzati per macro-aree, la musica, l’arte, la letteratura, il cinema, la fotografia, la cultura d’impresa…e abbiamo dato forma grafica ai nostri desideri, alle nostre parole. Ho scelto il nome de Le Fate perché sono caratterialmente attratto dal mondo invisibile e dai suoi significati, e perché sono alla ricerca di quel mondo che a volte vedo distintamente. A volte appena sopra l’orizzonte, a volte sotto i nostri piedi. In ogni paese del mondo c’è un regno delle Fate, fra le pareti delle antiche caverne dimora di monaci bizantini…. o sulle ali delle farfalle che planano sulle zagare degli aranci in primavera; tra i labirinti di luce di un antica masseria con le finestre ferite dal vento o sulle lingue di fuoco che ardono nei rosari delle donne in preghiera. Nelle rime di una filastrocca urlata dai carusi per la strada, o nei sospiri di una ninna-nanna a una picciridda ccu l’occhi sbarati tanti che non vuole dormire Oggi le abbiamo dimenticate, ma non per questo Le Fate non esistono. Soltanto i sogni, talvolta, ne danno testimonianza. Nello stato di semi-coscienza tornano a popolare i nostri pensieri, ci consolano, leniscono le ferite del giorno con le loro carezze. Ma riappaiono anche ad occhi aperti, quando la fervida speranza nella nostra memoria le svela da un arcaico silenzio; e allora ecco che languide melodie si librano, se le sai ascoltare, intonate dal sospiro del loro volto pallido. Non aver paura, non aggrottare le tue ciglia, non porti inutili domande; accoglile senza remore. Loro sono delicate e molto discrete, potrebbero fuggire per non tornare mai più.

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