LE MIE PAROLE - IL MIO ARTICOLO

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Editoriale III num.pubblicato su: LE FATE | Settembre - Ottobre 2012
Siamo abituati al caldo da una manciata di secoli, eppure ci coglie impreparati quest’ultima ondata di calore fuori stagione. Talvolta riusciamo financo ad includere nelle nostre attività quotidiane, contemplative quanto inutili, una rapida riflessione su come qualcosa nel clima non ce la racconti giusta. Come se non bastasse la crisi del mondo occidentale, ci siamo visti costretti a tirare in aria mezzo armadio alla ricerca del costume da bagno stipato chissà dove, e troppo di fretta. I nostri dopo-cena romantici ci ascoltavano poetare sugli ombrelloni dismessi delle spiagge solitarie e silenziose quando, ridendo di noi e della nostra cecità, i bagnini sono tornati in tutta fretta all’opera, riparando il sole feroce con quelle variopinte tele tondeggianti. Qualcuno sta minando i nostri punti di riferimento rendendoci sempre più labili e insicuri. Navighiamo a vista, aggiornando continuamente la rotta.
Ci consola e ci rinfresca questa nostra giovane esperienza editoriale che raggiunge un pubblico sempre più disponibile e numeroso. La redazione tutta, incredula dei successi, sudata ma entusiasta per il nuovo viaggio, ha orientato la prua in direzione “orgoglio e pregiudizio”e ha iniziato la circumnavigazione. Joe Schittino ne traccia sapientemente le coordinate; Ornella Fazzina sonda il linguaggio dell’arte alle prese con i contrasti di questi due sentimenti così prossimi e così dissimili; mentre Giuseppe Carrubba ci racconta del gruppo Canecapovolto e delle sue tematiche di elezione. Sempre sul versante artistico Michele Romano veleggia verso la Pulsional Gender Art di Vitaldo Conte. Questo numero apre il salotto buono per ospitare Manfredi Giffone, autore del best seller Un fatto umano (Einaudi, 2011) in una sua esclusiva auto-intervista; Oreste Muratori da quando ha sognato la banda non ha avuto tregua e da quel risveglio si è messo sulle tracce del mitico Roy Paci realizzando un’intervista sempre in esclusiva per noi. Grande emozione sulle note e la voce di Rosa Balistreri “cantata e cuntata” da Michele Burgio. Daniela Frisone dal canto suo ci affascina con la poetica di Sebastiano Carta, poeta che nato a Priolo Gargallo arriva al Gruppo Futurista Romano; Giuseppe Giglio ci presenta Il buonsenso di Vitaliano Brancati e Enzo Rega nel suo Katalibri ci recensiona Roberto Alajmo, Federico de Roberto, Alfio Caruso e Tariq Ali. Nel suo Sinonimi e Contrari, Pamela Sortino ci raffigura le contorsioni linguistiche dell’ italiano parlato e storpiato. Il sipario dello spettacolo si apre con l’intervista a Viola Newbury (Lizzie Bennet in Pride and prejudice di J. Austen) di Valentina Allia, e il cinema raccontato da Silvia Bellia su Terraferma di Crialese e altri lungometraggi. La navigazione è tanto più sicura quanto fortemente ancorata ad un sentimento identitario; ed è a questa radice che si collegano gli scritti di Donatella Ventura e i suoi straordinari giovani allievi e il racconto letterario di Saro Distefano sulla singolare esperienza umana di Serafino Amabile Gustella. E in attesa del Chocobarocco modicano c’è pure lo spazio per addolcire il palato con le parole di Daniela Ferrara che racconta la magnificenza del cibo degli Dei e del suo artigianato popolare; ma anche la storia “segreta” del cannolo siciliano farcita di ricotta e canditi da Carlo Blangiforte. E poi la mia Lista della spesa ed immagini e scatti di rara poesia e bellezza di Sebastiano Puccio e Luca Scamporillo.
Un consiglio: riaprite gli ombrelloni, che c’è da leggere un bel po’.

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Rivista LE FATE

Sono stato coinvolto in questa avventura editoriale da Alina Catrinoiu, una ragazza rumena che ha scelto la Sicilia come sua patria d’elezione. Mi ha convinto dell’esigenza di mettere per iscritto e in buona grafia i nostri pensieri, i sogni, le visioni. Noi che, insieme a tanti altri, abbiamo deciso per la nostra Isola, non l’amore incondizionato, irrazionale, fanatico, nostalgico-folk, ma il rispetto per la memoria, il territorio, la cultura e le persone. Abbiamo messo insieme una squadra di donne e uomini (molte di più le donne, per la verità…qui c’è una quota azzurra che andrebbe sostenuta…), organizzati per macro-aree, la musica, l’arte, la letteratura, il cinema, la fotografia, la cultura d’impresa…e abbiamo dato forma grafica ai nostri desideri, alle nostre parole. Ho scelto il nome de Le Fate perché sono caratterialmente attratto dal mondo invisibile e dai suoi significati, e perché sono alla ricerca di quel mondo che a volte vedo distintamente. A volte appena sopra l’orizzonte, a volte sotto i nostri piedi. In ogni paese del mondo c’è un regno delle Fate, fra le pareti delle antiche caverne dimora di monaci bizantini…. o sulle ali delle farfalle che planano sulle zagare degli aranci in primavera; tra i labirinti di luce di un antica masseria con le finestre ferite dal vento o sulle lingue di fuoco che ardono nei rosari delle donne in preghiera. Nelle rime di una filastrocca urlata dai carusi per la strada, o nei sospiri di una ninna-nanna a una picciridda ccu l’occhi sbarati tanti che non vuole dormire Oggi le abbiamo dimenticate, ma non per questo Le Fate non esistono. Soltanto i sogni, talvolta, ne danno testimonianza. Nello stato di semi-coscienza tornano a popolare i nostri pensieri, ci consolano, leniscono le ferite del giorno con le loro carezze. Ma riappaiono anche ad occhi aperti, quando la fervida speranza nella nostra memoria le svela da un arcaico silenzio; e allora ecco che languide melodie si librano, se le sai ascoltare, intonate dal sospiro del loro volto pallido. Non aver paura, non aggrottare le tue ciglia, non porti inutili domande; accoglile senza remore. Loro sono delicate e molto discrete, potrebbero fuggire per non tornare mai più.

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